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LORIS PAOLUCCI
Nasce a Macerata il 30 aprile 1959, dove attualmente vive e lavora. Appassionato di disegno inizia in giovane età, da autodidatta, a realizzare le sue prime opere con matite di grafite e tecnica del chiaro scuro. In seguito ha prodotto opere con china e acquerello definite dallo stesso paesaggi urbani raffiguranti oggetti di uso comune sparsi e abbandonati in scorci cittadini con i quali ha partecipato a svariate collettive. Da qualche anno propone opere, figurative oniriche, realizzate con tecnica mista a base di materia e colori acrilici su tele di juta grezza.
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Loris fotografa e incornicia levento in uno spazio metaforico determinato, con un tempo scandito, preciso. Sembra di assistere ad un conto alla rovescia attendendo con ansia levento straordinario che si concretizzerà da lì a qualche secondo. Tutto, tutti sono in attesa, rigidi, irrigiditi con il fiato che riempie i polmoni, con gli equilibri inaspettatamente rotti da qualche elemento che inavvertitamente scioglie la regola, esce dalla cornice, si contorce e proietta la figura nello spazio al di là del campo visivo. Capita di trovare gli spettatori stessi rappresentati allinterno del dipinto e allimprovviso ci si accorge che siamo già lì, sorpresi di esserci. Di essere stati fotografati a nostra insaputa, assorti come siamo con i nostri pensieri, dubbi, delusioni e aspettative. Siamo lì, così. Il concetto viene inquadrato, organizzato, rappresentato nella sua espressione: lazione che non è movimento, ma è il momento preciso in cui si decide lazione, si medita levento con determinazione anche quando appare come un gioco. Dove tutto sembra lasciato apparentemente al caso, invece emerge nel dettaglio un programma dazione. Loris è colui che rappresenta lazione immobile, la pre-medit-azione.
per MyArte Melissa Parenti
Loris Paolucci, un artista riflessivo che accosta uno stile pittorico a tratti geometrico e ritmico a quello onirico fatto di colori squillanti e improbabili verticalismi. La superficie della tela sapientemente preparata ad effetto quasi marmoreo riporta alla memoria sensazioni metafisiche. Nei suoi paesaggi, si respira l'incanto dei luoghi ormai salvi entro le mura medioevali dove fra le case, archi, chiese e campanili si affacciano colombi che ne variano l'incanto. Una pittura, quella di Paolucci, in apparenza semplice in virtù della sua linearità, ma in realtà complessa ed intelligente, carica di sensazioni romantiche, prospettive poetiche spesso impossibili, il tutto attraverso forme elementari e l'uso psicologico del rosso e del blu come fossero metafore visive di concetti filosofici contrapposti: il bene e il male, il bello e il brutto, la luce e il buio. Ogni opera è quindi una ingenua sintesi rappresentativa resa suggestiva, coinvolgente e comprensibile per l'osservatore grazie alla stilizzazione di ogni singolo componente e all'uso sapiente di una grande varietà di colori.
per Galleria Ferretti Macerata Federico Lelli Ferretti
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